Cane sul balcone: il confinamento è il risultato di una scelta sbagliata – da Ermanno Giudici

Cane sul balcone

 

Confinare il cane sul balcone è il risultato di una scelta sbagliata, di un’adozione fatta in modo inconsapevole, d’impulso oppure di un acquisto irresponsabile. Il risultato finale, qualunque sia la motivazione che ha originato questa decisione, è che il cane vivrà in condizioni peggiori che in un canile. Spesso senza avere nemmeno una possibilità alternativa, una diversa collocazione, come avviene per un ospite di un rifugio.

Il cane è un animale socievole, per vivere in condizioni di benessere ha bisogno del suo branco, che è poi la sua famiglia umana. Privarlo della possibilità di relazionarsi, di socializzare e di condurre una vita ricca di interazioni significa creare un disagio, che piano piano piano diventa sofferenza e che talvolta si evolve in aggressività o in manifestazioni sgradite al padrone. In questo modo le cose si deteriorano ulteriormente con tutte le possibili conseguenze.

Gli animali, tutti gli animali così come tutti gli uomini, hanno dei bisogni, delle necessità che non sono soltanto pratiche, ma che appartengono alla sfera del comportamento, dell’emotività e della relazione. Cibo, acqua e dieci minuti al parco non fanno un cane felice, chi lo pensa denota di non conoscerne i bisogni primari di un essere vivente sociale. Per questo motivo la scelta di condividere la vita con un animale non dovrebbe essere vista come un diritto. Dovrebbe rappresentare il punto d’approdo di un percorso fatto di consapevolezza e ragionamento.

Lasciare il cane sul balcone significa non avere conoscenza dei bisogni di un animale, meglio adottare un peluche
Le variabili che originano la reclusione di un cane sul balcone o comunque fuori da casa, isolato, possono essere molteplici. Dall’adozione del cuore di un cane ingestibile, fatta d’impulso o frutto di una descrizione non veritiera, all’acquisto messo in atto senza conoscere le caratteristiche della razza. Ci sono poi altre variabili che riguardano il futuro: figli, famiglia, impegni o banalmente il cambio di fidanzata/o. Bisogna partire dal presupposto che un animale è per tutta la vita, la sua e la nostra e per questo bisogna riflettere con attenzione. Qualcun’altro avrà magari voluto un cane da usare come arma impropria, pensando che fosse facile da gestire come un coltello a serramanico.

Il risultato per il cane è sempre lo stesso, ma varie e differenti sono le motivazioni alla base di un comportamento sbagliato. Per questo sarebbe opportuno che il possesso di un animale potesse avvenire solo al termine di un percorso di formazione e di corretta informazione. Che non può essere quella fatta dal venditore, che pur di far fare un acquisto minimizza ogni difficoltà, ma spesso neanche da chi propone l’adozione di animali in modo sommario e affrettato, senza interrogarsi troppo sull’adottante.

Dal cane al criceto occorre che chi compie la scelta di convivere con un animale conosca il corretto modo di tenerlo, sia consapevole del tempo necessario da dedicargli e dei costi che derivano dal possedere un animale domestico. La consapevolezza servirebbe a far diminuire abbandoni e sofferenze e a mettere le basi per un diverso rapporto fra uomo e animale. Questo infatti è il perno su cui gira ogni scelta di condivisione delle nostre vite.

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