Cani in stallo o stallo per cani (di Emanuele Besomi, Presidente SPAB) – RIVISTA ANIMALI no. 93 marzo-aprile 2018

Cani in stallo o stallo di cani

Cercando sul vocabolario la parola stallo si trovano diverse spiegazioni: viene usato nell’aeronautica per definire la perdita di potenza alare, lo si usa per definire una sedia di una persona importante, oppure, per indicare una trattativa dove non si vedono vie di uscita.

Più comunemente però, se ci riferisce al mondo animale, il sostantivo maschile viene utilizzato per indicare un luogo dove poter ospitare uno o più animali.
Negli ultimi anni anche in Ticino è nata questa abitudine, a mio modo di vedere pericolosa e poco trasparente, di importare dall’estero animali in cerca di casa e di affidarli temporaneamente a terze persone fino a quando non venga trovato un nuovo padrone in Svizzera.
Uno dei fattori preoccupanti in questa malsana abitudine, sta nella fragilità e scarsa professionalità di queste associazioni virtuali, create sui social network in una sera ma senza una base solida e concreta.

La SPAB riceve regolarmente segnalazioni di cani fuggiti da stalli improvvisi e non idonei. Le richieste dei detentori sono sempre le medesime: recuperare il cane nel minor tempo possibile in quanto traumatizzato e giunto dall’estero da pochi giorni.
Indagando un pochino, si scopre spesso che il cane proviene da una situazione tragica di vita da strada, ha già magari vissuto in altri canili per anni, ha malattie particolari, non possiede tutti i documenti sanitari necessari, ha problemi comportamentali con l’uomo da cui fugge in preda al panico, ecc…
Chiaramente catturare un cane abituato a sopravvivere in strada, con fobie nei confronti dell’uomo e che si trova in un ambiente a lui completamente sconosciuto, è estremamente difficile e richiede sostanzialmente parecchio tempo.
La SPAB in questi casi deve suo malgrado essere rigida per quanto riguarda gli annunci alle autorità competenti. Al detentore temporaneo mette a disposizione una speciale trappola per la cattura. Purtroppo però non dispone di risorse logistiche necessarie per seguire la situazione. Di conseguenza il detentore dovrà impegnarsi in prima persona nella cattura del povero animale.

Un cane con questo vissuto e soprattutto affamato, sarà un killer spietato per tutto ciò che lui ritiene una fonte di vita come gatti, pecore o capre, conigli, galline e animali selvatici come caprioli o fagiani. Nel suo pellegrinare in cerca di un luogo sicuro sulle nostre montagne vi è il forte rischio di cadute fatali nei dirupi o, nell’abitato, di essere investito da un’automobile.

Se pensiamo al 2017 ben 5 casi sono stati segnalati alla SPAB, ma siamo sicuri che i casi effettivi siano molto più numerosi.
Spesso, essendo all’estero, le associazioni a cui il detentore ha offerto uno stallo non forniscono aiuto nella ricerca o addirittura non sono più rintracciabili perché già sciolte.
La SPAB non è contraria di principio a questa pratica, infatti vi sono enti seri con basi solide e che lavorano in modo molto professionale. Invita però i possibili interessati a selezionare con cura e meticolosità queste associazioni.

Vogliamo inoltre evidenziare un’altra questione che raramente viene presa in considerazione dai detentori e spesso è sottaciuta dai gruppi poco seri: le questioni assicurative e di responsabilità civile.
Se ci riferiamo al Canton Ticino, dove vige l’obbligo da parte del detentore di un cane di possedere un’assicurazione contro eventuali danni di RC e che tale copertura deve comprendere anche i detentori occasionali (Legge cantonale sui cani Art.5), è facilmente desumibile che vi sia un problema assicurativo non indifferente.
Il cane con un chip registrato all’estero, che quindi legalmente appartiene all’associazione affidataria, avrà le necessarie coperture assicurative?
Il detentore temporaneo residente in Ticino sarà coperto in caso danni provocati da questi animali? Come potrete ben immaginare, un atto di bontà nei confronti di un povero animale, se fatto con enti poco seri, potrebbe trasformarsi in un calvario e in un ginepraio legale immenso.

Per concludere, e ribadisco che lo scopo del mio scritto non vuol assolutamente spaventare nessuno ma rendere attenti sui possibili rischi, voglio porre a tutti voi cari lettori una domanda amletica:
E’ giusto pendere un cane di strada (vita selvaggia, timore dell’uomo, vari traumi fisici e psichici), trasportarlo per 1000 km, affidarlo a terze persone (magari senza nessuna competenza ed esperienza con cani di questo tipo o famiglie con bambini) per poi, dopo poco o molto tempo, riprenderselo e riconsegnarlo ad altre persone con le quali il cane dovrà ricominciare tutto da capo?

Francamente io non saprei cosa rispondere. Se rispondessi in modo razionale e per le esperienze che vivo quotidianamente dire di NO. Poi però mi chiedo, che colpa può avere un cane per tutto ciò? Nessuna. Quindi una mia risposta emotiva sarebbe SI.
Si o No, a voi l’ardua decisione.
Importante però è affidarsi ad associazioni serie, che forniscano garanzie verificabili, che siano sempre al vostro fianco e che lavorino per il bene degli animali e non per il proprio portamonete.

FONTE: Rivista Animali no.93 marzo – aprile 2018

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