Rivista Animali no. 132 settembre / ottobre 2024

UN APPROCCIO COMPORTAMENTALE: I TIMORI SOCIALI
Noi tutti ci aspettiamo che il nostro cucciolo sia in grado di affrontare la vita con un’attitudine socievole, attento e legato alle persone di riferimento, sicuro, calmo ed equilibrato. Dobbiamo però considerare che il nostro cane ha la necessità di imparare a rapportarsi con le persone (anche con noi), con altri cani e animali nonché con l’ambiente che lo circonda. Senza questo imprescindibile processo d’apprendimento, per lui sarà difficile potersi inserire e adattare in modo sereno e armonioso nel nostro habitat, senza sviluppare problemi comportamentali nella successiva fase della pubertà e adolescenza. Inoltre, anche se diamo per scontato che la capacità comunicativa del cane sia innata, deve essere esercitata per essere applicata e intesa correttamente. Tutte queste competenze sociali, il nostro cane le impara nei primi mesi di vita. Ma facciamo un passo indietro, iniziando a capire di cosa si tratta per poter programmare una corretta socializzazione.
Innanzitutto è necessario sapere che la fase di socializzazione del cane, detta anche fase sensibile, è una finestra temporale che incomincia con la terza settimana di vita e termina approssimativamente con la sedicesima. In questo lasso di tempo, il cucciolo impara molto rapidamente e in modo quasi irreversibile come approcciarsi con il mondo che lo circonda. È probabilmente la fase educativa più importante. Tra il primo e il secondo periodo, che in genere coincide con il momento dell’acquisizione, a partire dalla settima settimana accade qualcosa nel cucciolo che purtroppo viene spesso sottovalutato. Inizia ad apparire una nuova emozione: “la paura” (per comodità metto tutta la scala delle paure sotto lo stesso cappello, dai timori di piccola entità fino al panico).
Ma perché vi dico questo? La paura è un elemento estremamente importante da tenere in considerazione perché condiziona fortemente i comportamenti sociali futuri. Ha delle radici genetiche e una spiegazione biologica, dato che lo sviluppo degli organi sensoriali (i 5 sensi) modifica fortemente la maniera in cui un cucciolo percepisce gli stimoli nell’ambiente. Si potrebbe definire una legge di sopravvivenza e ha lo scopo di evitare i pericoli. Da qui si può facilmente dedurre perché uno stimolo sconosciuto, affrontato per la prima volta, possa improvvisamente essere percepito come una minaccia, provocando delle reazioni comportamentali che successivamente tenteremo di modificare. Un esempio emblematico sono i cani che abbaiano al guinzaglio a qualsiasi cosa.
Ci sarebbero mille consigli pratici da dare in merito ad un programma di socializzazione. In un primo momento è imprescindibile costruire con il cucciolo un legame che dia sicurezza e stabilità emotiva. Il passo successivo riguarda invece l’accompagnamento, a piccoli passi, nella conoscenza del mondo esterno. Affinché il cucciolo possa fare tutto ciò con la dovuta serenità, quel legame citato poc’anzi sarà per lui basilare. Un’ancora di sicurezza su cui potrà fare affidamento per superare i timori. Se quest’ancora non è stata condizionata adeguatamente, gli verrà a mancare un punto di riferimento che possa dare fiducia.
Non si tratta di inibire i suoi timori. Se lo sgridiamo o lo tiriamo con il guinzaglio verso lo stimolo temuto, in realtà non facciamo altro che aggravare il problema e imparerà che non può fare affidamento su di noi. Se evitiamo ciò che incute timore, rimanderemo solo il problema. Se un cucciolo non supera questi timori, vi è il pericolo che le associazioni da lui fatte vengano ben radicate, portandolo a riproporre la stessa attitudine paurosa ogni qualvolta che lo stimolo si ripresenterà. La soluzione, come sempre, sta nella via di mezzo. A volte, per esempio, è sufficiente osservare ciò che spaventa alla dovuta distanza di sicurezza, per sperimentare serenamente l’inoffensività di quel determinato contesto. È molto utile frequentare dei corsi per cuccioli ma purtroppo non è sufficiente un’ora settimanale nello stesso luogo. Le insidie sono ovunque e cambiano di continuo. Per accompagnare il detentore nelle prime uscite, voxcanum offre ore private (Kinder) durante le quali verranno dati tutti i consigli necessari.
Socializzare significa entrare in contatto fisico, olfattivo o visivo, con un determinato stimolo, conoscerlo e catalogarlo attraverso un’ampia scala emozionale, salvando infine l’intera esperienza nel “disco rigido” cerebrale. Sono le emozioni che permettono a ciascun individuo di percepire uno stimolo e catalogarlo: “quella determinata cosa è pericolosa o piacevole?” Ma torniamo a questa complessa emozione che è la paura con cui dobbiamo fare i conti. Per socializzare è necessario un elemento fondamentale che si chiama curiosità. La paura e la curiosità sono in forte contrasto tra di loro. Si trovano agli estremi opposti. Se la paura prevale, inibisce la curiosità e viceversa. Ecco perché la paura va soppesata con la dovuta attenzione e sensibilità, adottando subito delle strategie di supporto che aiutino il cucciolo a salvare l’esperienza senza particolari traumi. Ricordiamoci sempre, che un cane “ben socializzato” non è un cane che gioca con tutti ma un cane capace di ignorare un determinato stimolo perché non ha nessun problema con esso. I comportamenti sociali non si addestrano, sono il risultato delle esperienze fatte e delle emozioni provate. Cerchiamo di stimolare la sua curiosità e l’interesse nell’esplorare il mondo e sarà un cane felice.
L’importanza della socializzazione
Un cane ben socializzato non è solo un cane che vuole giocare con gli
altri, come molti pensano.
È un cane che impara a mantenere la calma e a gestire le proprie
emozioni. È un cane che impara a ignorare gli altri perché non ha
problemi con loro. Lo sviluppo delle abilità sociali attraverso buone
esperienze è essenziale per non provocare conflitti in futuro.
