No. 120 settembre ottobre 2022
Ragione & Sentimento
Una vecchietta con i capelli bianchi, il passo incerto sostenuto da un elegante bastone, il vestito azzurro a fiorellini bianchi e una sottile collana di perle: si avvicina alla cassa di un noto magazzino alimentare nel centro di Lugano. Sta proprio dietro la mia umana che rossa tinta non è più, perché ha pensato di tornare a quel colore castano scuro (dice lei) che io chiamo cioccolatino come un bigné. Vuole chiedere un’informazione alla cassiera.
Io, Schwarz the Chihuahua, poetico? Naaaa!
Questa è la situazione che ho sentito descrivere dalla mia umana. Io? Da quanto ha poi continuato a raccontare lei, non posso più neppure dire di essere arrabbiato (come sempre?!? Non esagerare, mia cioccolatina bigné!). Piuttosto che arrabbiato, oramai, sono davvero deluso.
Moooolto deluso dalla vostra specie (ci vado giù duro? Ebbene sì, rassegnati cara mia!).
Dicevo: la vecchietta si avvicina alla cassiera, aspetta che la mia umana paghi la sua spesa (ciò fa di lei una donna d’altri tempi la cui delicata educazione fa luce come le sue perle al collo), e dice con un fil di voce: “Scusi, posso chiederle se lo posso farlo entrare due minuti con me? Devo solo prendere due cose e non so dove lasciarlo perché temo che scappi. Sa, è di mia figlia che me lo ha lasciato da curare per qualche giorno, e io non ho nessuno a cui chiedere di tenerlo per venire qui a comprarmi il pane. Per favore…”.
Per la mia umana inevitabile abbassare lo sguardo e vedere un barboncino bianco bianco che più bianco non si può. Un soldo di cacio come me o poco più (va bene, lo ammetto, sono un piccolissimo bigné cioccolato pure io!). Con due occhioni neri che si intravvedono sotto il folto pelo bianco e la linguetta rosa che esce da quei dentini allineati a sorrisetto.
La signora anziana chiede gentilmente di portare con sé, nel negozio (apriti cielo!!!), un cagnolino minuscolo che non saprebbe dove lasciare. Per dieci minuti, un quarto d’ora al massimo (perché si muove lentamente, col suo bastone e cammina a fatica), perché non saprebbe dove lasciarlo.
Avrete intuito la risposta perentoria e senza cuore della cassiera (non vi descrivo lo sguardo di ribrezzo rivolto al piccoletto bianco e pelosetto), già solo per il fatto che vi ho anticipato la mia delusione accentuata dal sottile dolore che percepisco nel racconto della mia umana: “Signora, non si può assolutamente portare dentro cani!”.
E fin qui ci siamo: non si può. È la regola. D’accordo. Ma c’è modo e modo di dirla, questa regola. E soprattutto a nessuno, proprio a nessuno viene in mente che siamo “individui”?
Tutti? Di qualsiasi specie siamo? Nessuno pensa che guardando negli occhi l’altro, ci vediamo una storia tutta sua (“personale” dite voi umani)? Ditemi perché spesso non vi ricordate di vedere l’altro quando lo guardate? Perché non pensate: “Potrei essere io in questa situazione”? Sì, Schwarzino vostro è proprio triste e deluso!
E che si può fare, e cosa si sarebbe potuto rispondere a una signora così dolce, educata e dignitosa? Non si possono portare dentro cani, ok, non commento, perché ci sarebbe da ricordare che la mia umana racconta di aver spesso visto bambini piazzati nei carrelli della spesa dalle loro mamme, con le scarpe a insozzare laddove poi altri metteranno le loro compere, le loro verdure, la loro frutta.
E vogliamo parlare di quei piccoli umani che mangiano il cornetto e lo “bausciano”, strofinando le belle manine sporche di saliva sempre su tutto il carrello della spesa?
Cosa potrà mai sporcare mortalmente un cagnolino bianco che entra nel negozio per un quarto d’ora (e resta rigorosamente con le zampette per terra)???
La signora anziana chiedeva un’eccezione, chiediamoci un momento cosa sia un’eccezione dettata dalla necessità, e valutiamo a quale catastrofe avrebbe portato.
“Signora, non insista! Non si può”.
E allora, sempre moooolto educatamente, con la sua vocina flebile (questo aggettivo me lo ha insegnato la mia umana e mi piace tantissimo: flebile uguale delicata, non aggressiva, come invece qualcun altro…), la signora anziana dice: “Non so proprio come fare, mi aiuti per favore…”. Sapete cosa le viene detto in risposta (sempre bruscamente)? “Signora, NON SI PUÒ, È COSÌ E BASTA!”.
La vecchietta guarda il suo cagnolino bianco (che poi è di sua figlia ma pare che questi due si facciano davvero buona compagnia e si vogliano molto bene), gli dice: “Come dobbiamo fare?”. Lui la guarda e ricambia con due occhietti neri adoranti. Non risponde, se non quel “Ti voglio tanto tanto bene” che solo noi cagnolini sappiamo dire forte forte con i nostri occhietti che vi abbracciano sempre forte forte pure quelli.
La mia cioccolatina bigné (riferito ai suoi capelli… e pure un po’ a lei eheh) ha raccontato che la signora anziana ringrazia (Ringrazia!!! Imparate) della risposta, entra comunque col cagnolino fino alle casse automatiche.
Racconta dello sguardo di disprezzo della cassiera che la controlla dalla sua postazione, pronta ad aggredirla se avesse fatto ancora qualche passo nel negozio. E poi, la mia umana va verso la vecchietta ma vede che si sta avvicinando a un’altra signora che sta pagando proprio alla cassa automatica (bene, così cassiere come quelle non avranno più da lavorare prima o poi… “Schwaaarz!!!
Non esagerare!!!” Ok, ritratto e continuo). Dicevo: si avvicina col cagnolino a una signora che evidentemente conosce, prima la saluta, poi le chiede: “Scusa, potresti tenermelo cinque minuti per favore? Devo comprare il pane e non so come fare, non me lo lasciano entrare”.
Ecco! La cassiera poteva dire che glielo avrebbe tenuto legato dietro la cassa per quei pochi minuti, e tutto si sarebbe risolto! Non voglio immaginare un bel finale in cui li avrebbe lasciati entrare, non sia mai, neh! E poi, dopo una pandemia, non vorremo mica rischiare che un cagnolino bianco entri cinque minuti in un negozio alimentare, neh?
La mia umana non è stata zitta (da qualcuno avrò pur imparato io no?): ha detto alla cassiera esattamente cosa pensa di quello che vi ho detto a proposito dei piccoli e pestiferi umani che ha visto spesso imbrattare i carrelli della spesa senza che le loro mamme intervenissero (ok, anche qui bisogna dire che non tutte le mamme sono così, ma tant’è, anche il cagnolino era un’eccezione alla regola no?). La cassiera ha risposto male anche alla mia cioccolatina bigné, sebbene lei avesse detto che capiva fosse una regola, “…però la signora anziana aveva bisogno eccezionalmente e ne era cosciente…”.
Avrebbe tenuto lei il piccoletto, se la signora anziana non l’avesse preceduta trovando la sua conoscente e la soluzione. Perché nella vita, dice lei, bisogna sempre mettere in equilibrio ragione & sentimento. Perché non bisogna dimenticare l’empatia (per alcuni è evidentemente una parolona!), e non bisogna lasciare per strada l’umanità, il vedere l’altro, anche se non ci assomiglia o è di un’altra specie e ci sembra uno straniero che non lasciamo entrare nel nostro mondo.
Non dimentichiamoci il buonsenso e l’educazione come perle essenziali del nostro vivere (questo lo ha detto lei, la mia fortissima umana). E non bisogna dimenticare che tutti, ma proprio tutti, prima o poi siamo lo straniero di qualcun altro!
Vostro Schwarz the Chihuahua, Unveroamico
con la sua Hisottina bella
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