In un mondo in cui i cani di razza straniera sono ricercati, le razze indiane native sono state dimenticate insieme alla loro celebre storia.
La maggior parte di loro si sono estinte e quelli che rimangono sono comunque a rischio di estinzione.
I cani nell’antica India ci mostrano di essere stati una specie valorosa che ha iniziato la sua amicizia con l’uomo eoni fa.
Il cane Pariah
Di razza indiana nativa, il cane Pariah è molto apprezzato dalla comunità canina.
Riconosciuto come una delle più antiche razze domestiche del mondo, questa razza altamente evoluta è stato menzionata anche nel poema epico Mahabharata (400 a.C.)
L’epica racconta del re Yudisthira, che molti anni dopo la battaglia di Kurukshetra, compie un pellegrinaggio al suo luogo di riposo finale. Sulla strada è accompagnato dalla sua famiglia e dal suo fedele cane.
Uno per uno membri della sua famiglia muoiono lungo il percorso ma il suo cane rimane al suo fianco.
Quando, finalmente, Yudisthira raggiunge i cancelli del Paradiso, che egli viene accolto grazie alla vita buona e nobile che ha vissuto ma il guardiano al cancello gli dice al cane non è consentito entrare.
Yudisthira è scioccato che una creatura così leale e nobile come il suo cane non sarebbe stato permesso in cielo e così sceglie di rimanere con il suo cane sulla terra, o eventualmente andare all’inferno,rifiutandosi di entrare in un posto che escluderebbe il cane.
Il guardiano alla porta dice a Yudisthira che questa era solo un’ultima prova della sua virtù e che, naturalmente, il cane sarebbe stato il benvenuto.
In alcune versioni di questo racconto il cane si rivela per essere il Dio Vishnu, colui che ha vegliato su Yudisthira tutta la vita, legando così la figura del cane direttamente al concetto di Dio.
Il famoso geografo greco, Strabone riportò che Alessandro Magno, dell’antico regno greco di Macedonia, era un appassionato di cani.
Si narra che gli fu portato “un cane di dimensioni insolite” dal re d’Albania, che inventò la voce che “gli indiani allevano una razza incrociata tra cane e tigre”, al fine di aumentare il valore dei cani a striati e maculati che aveva donato al conquistatore.
Si racconta inoltre che Sophytes, il sovrano del Punjab abbia donato ad Alessandro Magno centocinquanta cani che avevano “un ceppo di sangue di tigre, notevoli per dimensioni, coraggio e buone qualità”, si suppone che da questi cani derivi il Bully Kutta del Punjab.
Il popolo Kalash del Pakistan, discendente diretto dell’esercito di Alessandro Magno, alleva il mastino Kangal, una razza indiana dal 300 a.C.
Recenti scavi a Pudumalai, a 6 km da Usilampatti nel Tamil Nadu, mostrano disegni di cani che corrono con i loro padroni, a conferma della teoria dell’addomesticamento cani sin dall’antichità.
I motivi del grande tempio di Thanjavur raffigurano l’ormai estinto mastino Alangu, un potente cacciatore e un temibile cane da guardia con orecchie piccole e appuntite.
Le pitture rupestri di Ajanta e le rocce nelle grotte di Bhimbhetka nel 2 a.C. circa e tra il 10.000 e il 7000 a.C. hanno rispettivamente dei cani al guinzaglio, tenuti dai loro padroni, rendendo il cane indiano il più antico cane domestico del mondo.
I cani nell’antica India erano principalmente utilizzati per la caccia e la guardia.
Razze indiane native come il Jonangi (originario degli stati di lingua Telugu), noto anche come Kolleti Jagilam, sono tutt’oggi considerati abili compagni di pesca e ottimi cane da pastore.
Cani nella mitologia Hindu
Lord Kala Bhairava, una manifestazione di Shiva, ha scelto un cane come suo veicolo.
In effetti, i cani sono sempre stati associati a diverse forme di Shiva.
Si ritiene addirittura che i cani siano un’incarnazione di Bhairava.
Kala Bhairava è chiamato protettore, mentre protegge le otto direzioni dell’universo.
In tutti i templi indù c’è un idolo Bhairava. È visto come il guardiano del tempio e quando il tempio è chiuso, le chiavi sono poste davanti a lui. Bhairava è anche descritto come il protettore delle donne.
LE 27 RAZZE DI CANI DELL’INDIA MODERNA