Animali rifugi e adozioni di Emanuele Besomi Presidente SPABellinzona

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No. 95 Luglio-Agosto 2018

 

Animali rifugi e adozioni – di Emanuele Besomi, Presidente SPAB
 
 
Ogni giorno, in un rifugio per animali, si vivono un concentrato di emozioni, a volte positive a volte negative.
Assistere alla straziante scena di una famiglia che per motivi irrisolvibili deve lasciare definitivamente il proprio animale con il quale, magari da una vita, ha condiviso tutto, ti riempie di tristezza. Nessuna parola potrà lenire la sofferenza di entrambi. La sola consolazione è sapere che l’amico sarà trattato bene e gli verrà offerto un nuovo padrone.
D’altro canto però, le emozioni possono essere di gioia, contentezza, soddisfazione personale e felicità. Quando una situazione come quella descritta sopra si trasforma in un’adozione la giornata cambia completamente il suo corso.
Questo in sintesi potrebbe esser un riassunto non esaustivo della giornata tipo in un rifugio.
Addentrandoci più in profondità, scopriamo assieme quali dinamiche e quali rapporti, principalmente di fiducia e di amore, si creano tra persone e animali e tra animali e animali.
Se prendiamo l’esempio del nostro grande rifugio di Gorduno-Gnosca, che prende a carico decine di cani l’anno, vediamo come una situazione inizialmente tragica si trasforma, quasi magicamente, in una situazione di gioia.
Normalmente il distacco genera nell’animale una sorta di smarrimento, dovuto a centinaia di odori nuovi, luoghi mai visti, rumori sconosciuti, ecc. Di conseguenza il cane rimane timido e guardingo.
Qui inizia il lavoro delle volontarie che propongono subito un approccio improntato sulla creazione della fiducia, delle abitudini e della tranquillità.
Ciò significa praticamente che il box interno come quello esterno saranno sempre i medesimi e i vicini di recinto sempre gli stessi. La prima settimana il cane verrà spostato da un box all’altro con il guinzaglio. Questo permetterà di avere dei punti fissi e delle abitudini. Poi, durante la pulizia del box, ci si prenderà del tempo per conoscersi…anche grazie a qualche biscottino.
I risultati non tardano ad arrivare ed entro una settimana l’uscita dal recinto interno sarà una gioia e una folle corsa verso il box esterno, dove il nuovo ospite inizierà subito ad abbaiare con in vicini. Tutto questo senza più guinzaglio né ordini.
Il ghiaccio è quindi rotto, la permanenza al rifugio sarà d’ora in poi un susseguirsi di nuove ed arricchenti esperienze che rafforzeranno il legame tra volontario e cane.
Per quest’ultimo queste esperienze serviranno ad affrontare con più coraggio le molteplici sfide che la vita gli riserverà, come ad esempio una nuova adozione.
Ma il bello è ancora da venire: infatti, dopo questo assestamento, inizieranno le quotidiane passeggiate con i numerosi visitatori che al pomeriggio portano i cani a passeggio.
Capita spesso, visto l’alto numero di visitatori, che il rifugio si svuoti per qualche ora creando un surreale silenzio.
È incredibile come al rientro da queste passeggiate ogni cane cerchi immediatamente di andare nel proprio box dove lo attende la cena.
Con queste azioni si vuole tranquillizzare l’animale e renderlo, se ve ne fosse bisogno, assolutamente socievole e pronto ad un nuovo compagno umano.
Umano che, intenzionato ad adottare un cane, dovrà “vedersela” con la responsabile della struttura. Scherzosamente diciamo che la responsabile ha seguito dei corsi della CIA sulle più complesse ed efficaci tecniche di interrogatorio.
 
L’adozione è un atto molto serio e nulla viene lasciato al caso. Si comincia con una serie di domande atte a capire per quale motivo si cerca un cane, quale sia la situazione famigliare e abitativa, ecc.
L’adottante verrà invitato più volte al rifugio per conoscere l’animale e per valutare se tra i due vi sia un affiatamento.
È importante sapere che non vi è nessun obbligo da parte della nostra associazione di cedere il cane e quindi, se si ritiene l’adottante non idoneo si interromperà subito la pratica.
L’adottante dovrà poi firmare un contratto che garantirà alla nostra associazione la possibilità di effettuare dei controlli sulla tenuta.
Tutto questo ha lo scopo di evitare adozioni frettolose e non sufficientemente ragionate, potenzialmente dannose per tutti.
Se tutto andrà a buon fine sarà una festa per tutti … o quasi. Infatti la partenza di un cane dal rifugio riempie il cuore di gioia, ma lasca ai volontari un velo di tristezza per la partenza di un amico con il quale si era instaurato un rapporto di vera amicizia.
È comunque affascinante vedere questi fantastici cani con che gioia ritornano al rifugio per una visitina o per qualche giorno di pensione. Nonostante siano magari passati mesi o anni, riconoscono le persone che li hanno accuditi riempiendole di festosi scodinzolii. Se rimangono in pensione cercano automaticamente il loro vecchio recinto e, se già occupato, ti guardano con fare comico come per chiedere “chi è quell’intruso in casa mia?”. Per il volontario, assistere a questa scena, è un gran piacere.
 
La SPAB, dall’apertura del suo primo rifugio nel 1980, ha dato in adozione centinaia di cani permettendo loro di ritrovare una casa e un compagno con cui trascorrere il resto della vita.

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