L’uomo che sussurrava ai cani – Rivista Animali no. 99

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No. 99 Marzo – Aprile 2019

La sorprendente vita di Edoardo Cavazzi
 
L’uomo che sussurrava ai cani
 
Rivista Animali CavazziL’amore per i cani ha contraddistinto la vita di Edoardo Cavazzi, un uomo straordinario così come la sua vita, che ha trascorso sempre accanto ai suoi animali.
In Ticino viene ricordato per la passione che aveva nell’insegnare ad addestrare i cani e per l’impulso che diede alla cinofilia del nostro cantone. I suoi metodi erano innovativi per l’epoca, siamo negli anni ’50 del secolo scorso, poiché basati su un insegnamento fatto di conoscenza, pazienza, dedizione e tanta sensibilità.
In un’intervista rilasciata nel 1994 disse: “Ai cani parlo sempre sottovoce. È inutile gridare o picchiare il cane quando con la dolcezza si possono ottenere risultati di gran lunga superiori che con l’utilizzo della forza. Con il tono della voce già gli dico cosa mi aspetto da lui. Nell’addestramento ci sono due elementi: il linguaggio dei gesti e quello verbale. Se io desidero che il cane si avvicini posso dire qualsiasi cosa, ma se non gli mostro dapprima con i gesti di venire egli non capirà il mio ordine. In seguito, quando il cane avrà associato il comando all’azione, basterà la parola per farlo agire. L’importante è capire e farsi capire. I cani non vanno umanizzati, a loro non si devono attribuire reazioni e sentimenti che sono nostri”. Rivista Animali CavazziEdoardo Cavazzi si impegnò per cambiare le regole della Società Cinofila Svizzera, che non permetteva ad un cane senza pedigree di partecipare ai concorsi. Infatti, da allora, anche i cani a sangue misto possono allenarsi e partecipare. Dimostrò che non ci sono razze particolarmente adatte per essere addestrate come cane da ricerca, che ogni tipo di cane, anche i meticci, possono svolgere preziose
funzioni in caso di catastrofe.
Profondo conoscitore dell’etologia canina, fu creatore dei corsi per cuccioli, poiché riteneva fondamentale dare un’educazione equilibrata sin dai primi mesi, per prepararli alla vita in famiglia o ai corsi delle cinofile, creando un rapporto sereno tra animale e padrone.
 
 
Una vita avventurosa
 
Edoardo Cavazzi nasce a San Moritz nel 1910. Fin dalla più tenera età mostra una grande passione per i cani. Quando da adolescente si reca a Zurigo, si iscrive subito alla cinofila locale, dedicando tutto il tempo libero ai cani. A Losanna, dove soggiorna per imparare il Rivista Animali Cavazzifrancese, incontra Arnold Fatio, addestratore e autore di trattati sull’educazione dei cani, che diventa suo maestro.
Ma è durante le vacanze di Natale del 1936 passate a San Moritz che avviene un fatto straordinario, che cambierà la sua vita. Le stupefacenti capacità dimostrate dal suo pastore tedesco Clodo von Shanzen sorprendono Faruk, il principe ereditario d’Egitto, che invita il giovane, con il suo cane, ad accompagnarlo per occuparsi dei cani di corte.
Faruk, che nel frattempo è diventato re, gli dà il compito di organizzare il canile reale. Così Edoardo ricordava: “Ho disegnato i piani e ho scelto i materiali e credo che, per quei tempi, fosse un’opera all’avanguardia: era dotato di una clinica, di vasche da bagno a misura d’animale, di una cucina e di un refettorio; ovunque regnava una pulizia scrupolosa, insomma alla svizzera!”
Il re gli chiede anche di creare una scuola per cani ad uso militare. Per svolgere al meglio questo compito, nel 1939 il giovane engadinese si reca in Germania per seguire un particolare corso di addestramento. Malgrado lo scoppio della guerra, porta a termine il corso e ritorna in Egitto. I cani militari sono una settantina e Cavazzi li addestra alla trasmissione di messaggi, alla ricerca dei feriti e delle mine. “Per addestrare i cani ad uso militare ho dovuto inventare parole che nessuno, a parte il cane, potesse capire, in modo che rispondesse solo all’addestratore”.
 
Edoardo rimane vicino al sovrano anche dopo il colpo di stato militare che lo costringe all’esilio nel 1952. Con Faruk si stabilisce a Roma, dove rimane per tre anni. Naturalmente, continua ad occuparsi dei cani. Nel dopoguerra riprendono i concorsi internazionali e vi partecipa come delegato dell’Egitto.
Rivista Animali CavazziCon l’esilio di Faruk si conclude anche la sua funzione di responsabile dei canili reali. Edoardo ritorna in patria, prima a Zurigo poi a Lugano. Entra subito nella cinofila locale, dove la sua presenza è determinante per lo sviluppo della società. Partecipa pure a molti concorsi, accumulando titoli nazionali e internazionali: con il suo Waro è campione svizzero nel 1971 e poi conquista per la Svizzera due campionati d’Europa.

Oltre alle competizioni, si occupa dell’addestramento dei cani da catastrofe, ottenendo il brevetto svizzero. Accompagnato dai suoi cani, e dagli allievi che ha istruito, si reca in Irpinia nel 1980 e due anni dopo nello Yemen, zone colpite da terribili terremoti.
 
I suoi cani sullo schermo
La fama di Edoardo Cavazzi ha varcato le frontiere. La sua abilità nell’addestrare cani di ogni tipo e per ogni situazione l’ha portato più volte sugli schermi, infatti, con i suoi animali ha partecipato a film tedeschi, olandesi, giapponesi. In Svizzera ha lavorato con Xavier Koller in “Der schwarze Tanner” nel 1986 e in “Die Reise der Hoffnung” nel ’98. È sempre di Cavazzi il cane nel film di ”Kinder der Landstrasse” di Urs Egger girato nel 1992.
 
L’amore per i cani ha determinato il destino di Edoardo Cavazzi. Le cinofile del cantone hanno approfittato della sua innata capacità di capire gli animali e della grande esperienza di addestratore, sempre pronto a trasmettere le sue conoscenze e a dare utili consigli. Tutti quelli che sono stati suoi allievi ricordano il maestro con ammirazione e gratitudine per i suoi preziosi insegnamenti.

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