Fonte: Kodami
Questa settimana vi proponiamo un estratto della publicazione on line Kodami in cui di parla dei tanto amati Bouledogue francesi……buona lettura
Il Bouledogue francese deriva dei Bulldog impiegati fin dal Medioevo nei combattimenti con i tori. La razza che conosciamo oggi, amata da star e influencer come Chiara Ferragni, è nata però dai Bulldog toy portati in Francia all’epoca della Rivoluzione Industriale. Il suo muso schiacciato è frutto della selezione e, anche se viene considerato buffo e tenero proprio per questa caratteristica, gli causa moltissimi problemi. Ma vediamo qual è la sua storia e com’è cambiata la razza dalle origini ad oggi.
Bulldog inglesi, Carlini, Bouledogue Francesi sono tutti cani brachicefali: forse questo termine non vi è nuovo, ma che significa? Deriva da due parole greche: “brachys” che significa “corto”, e “chefale” che vuol dire “testa”. “Testacorta”! Beh, prendiamo un Bouledogue Francese di profilo e confrontiamolo con un Golden Retriever, che ha una testa di medie proporzioni.
La differenza è impressionante: il muso – e tutto quello che c’è al suo interno – è compresso, come in un barattolo di sottaceti. Non solo, come conseguenza di questo schiacciamento, le narici possono essere così strette che non passa abbastanza aria, costringendoli a tenere la bocca spalancata per respirare. In più, la lingua è troppo grande per la bocca che si ritrovano, togliendo ulteriore spazio che servirebbe all’aria per entrare.
Insomma, questo cane che si vede sempre più spesso nelle nostre città, anatomicamente è un disastro, al punto che in molti casi se non si interviene chirurgicamente non solo è destinato a soffrire, ma rischia proprio di morire. Ma partiamo dalla domanda più ovvia: perché il Bouledogue Francese ha tutti questi problemi? È nato così o ci è diventato?
Origini e storia del Bouledogue Francese
In Inghilterra cani come i Bulldog venivano allevati fin dal Medioevo per combattere nelle arene contro i tori. L’aspetto di questi molossoidi, molto diverso in origine, era stato plasmato dagli allevatori per renderli adatti al combattimento.
Le gambe corte consentivano ai Bulldog di infilarsi tra le gambe dei tori, la mascella sporgente garantiva una presa più forte e le “rughette” facevano scorrere meglio il sangue dei poveri bovini. Quando finalmente questa pratica orribile – almeno ufficialmente – fu vietata nel 1835, gli allevatori si ritrovarono a chiedersi: e ora, cosa ne facciamo dei Bulldog? Loro ovviamente volevano continuare a guadagnare e quindi pensarono bene di renderli più piccoli, sempre attraverso la selezione, per impiegarli come cani da compagnia o per la caccia ai topi.
Piccola curiosità: all’inizio questi cani non si diffusero tra i ceti abbienti, al contrario si trovavano solo nei quartieri più poveri, ed erano i cani da compagnia e da difesa personale delle prostitute.
A questo punto della storia- fate attenzione – i Bouledogue Francesi non esistevano ancora. Sapete quando sbucarono fuori? Semplice: quando i merlettai di Nottingham, città inglese famosa in tutto il mondo appunto per il merletto, si ritrovarono senza lavoro con l’avvento della rivoluzione industriale. Gli artigiani inglesi si spostarono in Francia in cerca di fortuna, portando con sé questa nuova versione dei Bulldog “in miniatura”, o Bulldog Toy, che pesavano circa 10 kg e, oltre la Manica, ebbero un successo strepitoso.
Con l’esplosione della “Bulldog-mania” iniziarono a essere importati in Francia tutti quei Bulldog Toy che gli allevatori inglesi consideravano troppo piccoli – perfino per i loro standard – o con “difetti” come le orecchie dritte, a pipistrello, caratteristica presente ancora oggi nei Bouledogue Francesi. Secondo le teorie più accreditate, questi Bulldog “scartati” furono incrociati con il Ratier, un piccolo terrier usato nei sobborghi di Parigi per dare la caccia ai ratti, dando origine alla variante francese del Bulldog, che poi fu riconosciuta come razza dall’ente di cinofilia francese nel 1898, con il nome di “Bouledogue français”. Nel frattempo questo cane era diventato uno dei simboli della Belle Époque: compariva nei quadri di Degas e Toulouse-Lautrec, ed era di gran moda tra le persone dell’alta società, in Francia ma anche in America, dove un cucciolo poteva costare fino a 3 mila dollari.