No. 108 – Settembre – Ottobre 2020
Le domande. Quelle grandi!
Questa volta non ho molta voglia di ridere. Per quello che può ridere un Chihuahua come me, con gli angoli delle labbra leggermente in su, e per quanto concerne proprio me, Schwarz the Chihuahua – Unveroamico: con il canino superiore sinistro che sporge sempre un pochino fuori. Quello destro è più piccolino, grande come una capocchia di spillo dice la mia umana rossa tinta, e quasi non si vede. Però può morsicare pure lui come gli altri tre canini, oh sì che può!
Ma io sono un cagnolino molto ben educato: il mio Karma mi ha portato da un’umana che ha educato tre pastori tedeschi e un malefico Jack Russel come soldatini, accidenti a me, piccolo Chihuahua che ho ricevuto la stessa amorevole ma autorevole scuola.
Dunque non mordo, cammino al piede e rigorosamente al guinzaglio, e cerco di non attaccare briga con altri cani, di stare alla larga dai bambini, (che temo perché da piccolo mi spaventavano urlandomi addosso come tartarughe Ninja) e dal postino al quale tirerei volentieri le stringhe delle scarpe. Ma non lo faccio. Non mordo e, dicevo, non ho nemmeno voglia di sorridere come solo i Chihui sanno fare, perché ci sono troppe cose brutte che stanno succedendo, che riguardano il rapporto fra gli umani nostri coinquilini e noi cagnolini.
Storie nelle quali non mi ci raccapezzo più. Non ci capisco proprio nulla, sono eventi contraddittori dei quali non riesco a dipanare la matassa (però, ragazzi e chihui-amici, notate come mi sto impegnando a parlare bene, eh? “Dipanare la matassa” … modestamente eh? L’ho sentito dalla mia umana e ora questo stato d’animo lo faccio mio, perché “È” pure il mio).
Qualche settimana fa, ho sentito la mia umana leggere una notizia che riguardava l’eutanasia di un cane: “Un po’ sordo, ipovedente, ma sostanzialmente sano, che la proprietaria ha chiesto al veterinario di addormentare perché intimatole (ha detto lei) dalla polizia sollecitata per il continuo abbaiare”. Questo ha detto la mia rossa tinta, aggiungendo solo una conclusione senza giudizio: “Un cane tutto sommato sano, che se n’è andato”. Non è passata una settimana che è successa una tragedia nella mia famiglia: mio zio Romeo, Chihuahua losannese, passava lungo il marciapiede del lago di Ouchy al guinzaglio della mia umana zia Alice (mio zio è un cagnolino snob che abita la grande città eheh, e passeggia al lago). D’un tratto si sente tirare da dietro, guarda e vede arrivargli addosso un Pittbull, si scansa da un lato per evitarlo, ma il molosso lo addenta sul fianco sinistro e comincia a scuoterlo…non lo molla più…mio zio Romeo urla, abbaia e piange, la gente piange e urla con lui…cinque uomini caritatevoli ma coraggiosissimi provano a convincere il Pittbull a mollare la presa e un signore gli infila la mano in bocca. La mano del signore ne esce male, Romeo ancora peggio, sputato fuori dalle fauci del suo aggressore. Mia zia umana ha raccontato che qualcuno li ha portati d’urgenza alla clinica veterinaria dove lo hanno soccorso pensando dapprima che fosse spacciato, bucato come un colabrodo e con un occhio così pesto da far paura che lo perdesse per strada. Mia zia umana ha
raccontato che alcune persone hanno testimoniato l’accaduto. Un cane sano, lasciato senza guinzaglio sotto il tavolo dal proprietario che sorseggiava una birra, che d’un tratto ha inseguito mio zio Romeo Chihuahua come me e lo ha addentato a tradimento. Chissà che gli è passato per la testa. Chissà perché il proprietario, pur consapevole di altri fatti analoghi precedentemente vissuti dal suo stesso cane, non lo ha tenuto al guinzaglio? Chissà, chissà, chissà… Il risultato, per farla breve: un Chihuahua che si è salvato per miracolo (e perché è cicciottello, lasciatemelo dire, zio Romeo è ciccione e la ciccia talvolta salva la vita), cavandosela con una prognosi di qualche mese e tanta paura, un Pittbull che certamente non ha colpa di quanto accaduto, perché per lui doveva essere responsabile il suo umano.
Un Pittbull sano, che ora rischia non so cosa e non lo voglio nemmeno sapere (sono un Chihuahua molto sensibile, io!). Però, a questo punto, mi chiedo cosa significhi “cane sano”; sia il cane sordo e ipovedente che il Pittbull (che già prima di aggredire Romeo aveva ucciso altri cagnolini) sono sani. Entrambi, però, ho sentito che hanno avuto a che fare con la parola eutanasia. Sempre una brutta parola per tristi storie che descrivono unicamente il fallimento umano di tenere noi cani con voi, questo penso io. Ma sono solo un piccolo Chihuahua e stavolta ho bisogno di qualche risposta in più alle mie domande, quelle grandi: quando è necessaria un’eutanasia? In quale di questi due casi è più o meno pertinente? So che qui da noi si stanno raccogliendo firme per proibire di addormentare cani sani; questi due lo sono entrambi, ma le loro due storie sono molto diverse per rapporto all’epilogo… Chi mi risponde a tutti questi miei pensieri? Siccome sono un Chihuahua molto sveglio, ho deciso di rivolgermi a qualcuno di competente, che di cani se ne intende, ma soprattutto che risponderebbe senza esitazioni ai miei dubbi e alle mie domande, anche a quelle provocatorie. Un tipo in gamba: il presidente della Società protezione animali di Bellinzona Emanuele Besomi. Gli chiedo di venirmi a trovare (gli prometto che non provo ad attentare ai suoi pantaloni quando entra dal cancello e mantengo la promessa) e inizio a sputare una domanda via l’altra, a cominciare da cosa vuol dire essere un cane sano? “Un cane sano è un animale di principio equilibrato, so- cialmente integrato, e con uno stato psico-fisico normale (qualche piccolo acciacco, come tutti del resto, che potrebbe essere dato dall’età che avanza, ma che comunque gli permette di vivere una vita dignitosa”.
Ecco, Emanuele cala l’asso con la parola principe: dignità, quella che non deve mancare mai a nessun essere vivente! E spiega: “È naturalmente compito dell’essere umano, del proprietario, permettere al suo cane di vivere dignitosamente e adeguatamente in tutte le situazioni che si possono presentare. Un cane cresciuto, educato e gestito correttamente, conosce e comprende in modo implicito le sue potenzialità. Portiamo ad esempio i molossoidi (Mastino napoletano, Bulldog, Alano, Boxer, Rottweiler) sono cani consapevoli della loro mole e della loro forza, anche perché si presume che l’umano ai quali si accompagnano li abbia correttamente aiutati a capire e a comportarsi.
Un cane sicuro della sua capacità, anche offensiva in caso di necessità, è ben integrato e non riserverà sorprese perché perfettamente in grado di discernere una situazione potenzialmente pericolosa dalla normalità”.
Comincio a capirci qualcosa, ma soprattutto capisco che il signor Besomi associa indissolubilmente il comportamento di noi cani all’educazione che riceviamo dal nostro umano; come dire che non siamo noi a “svalvolare” così, tanto perché ci salta la “ciribina”, ma, dice lui: “I cani sono consapevoli di se stessi già di natura, ma noi dobbiamo fare attenzione a non dare loro informazioni fuorvianti, altrimenti sono guai e possono capitare incidenti o aggressioni come quella subita da tuo zio Romeo. Quando invece un animale si sente sicuro e sa gestire la situazione (perché già vissuta nel suo “imprinting”) ed è stato già educato adeguatamente, allora saprà esattamente quando la sua reazione di difesa (innata) sarà proporzionale alla minaccia. E così non si metterà nei guai”. Avrei voluto dire a Emanuele che pure io sono molto consapevole della mia massa e delle mie capacità, infatti se ci fossi stato io presente avrei difeso zio Romeo e, e, e… ma non l’ho detto, perché parliamoci chiaro: è tutto un bluff, sono un piccolo Chihuahua, educato, che non avrebbe mai fatto “bagarre” come dicono i francesi. Però, signor Besomi, come la mettiamo con questo Pittbull che senza motivo si è avventato sul povero zio Romeo che già era passato al guinzaglio ed era due o tre metri avanti? “Un cane come il Pittbull che attacca in questo modo, possiamo pensare non abbia certamente avuto la possibilità di sperimentare il gioco (penso alle tecniche di morso inibito) e non avrà mai affrontato situazioni che gli avrebbero permesso di acquisire una certa esperienza in grado di discernere che, se un Chihuahua di 4 chili gli passa dinanzi, questo non può essere realmente una minaccia per se stesso né per il suo proprietario”. Lui da umano non può forse dirlo, ma io Schwarz the Chihuahua sono certo, e lo abbaio, che ancora una volta emerge non tanto la responsabilità di un cane, ma la mancanza assoluta del suo proprietario umano nella sua gestione. Ecco.
Però, Presidente, come sarà questo Pittbull in futuro? Sarà ancora considerato sano, malgrado abbia aggredito e già ucciso altri cagnolini, visto che fisicamente non ha patologie? “Un proprietario come questo, già cosciente delle (difficilmente testabili) problematiche del suo cane, dovrebbe innanzitutto rendersi conto di ciò ed essere quindi disposto ad ascendere a determinati compromessi e qualche rinuncia per non andare a mettere in pericolo altri animali o, peggio, persone: sai che se hai un cane aggressivo con altri cani, non vai sul quai a Ouchy la domenica pomeriggio quando sai che lì trovi anche tante altre persone e tanti altri cani; se sai che dovesse avere problemi con i bambini, allora non vai a passeggiare vicino a una scuola, e via dicendo”. E lo tieni al guinzaglio anche se sta sotto il tuo tavolo mentre sorseggi la birra, dico io, Schwarz arrabbiato! Però, veniamo al dunque: cosa succederà ora che l’aggressione c’è stata?
“Qui, caro Schwarz, stiamo parlando della razza di un cane con una potenzialità offensiva estremamente alta, definita dalla sua mole, dal fisico e dalla sua forza. A questo punto, le autorità preposte che hanno ricevuto la denuncia di morsicatura d’ufficio dalla clinica veterinaria, dovranno valutare e dare una risposta, una direzione. Certo, la cosa peggiore che potrebbe succedere a questo cane sarebbe quella di essere rinchiuso in un canile o in un recinto solo perché noi umani non siamo stati in grado di prendere una decisione spiacevole o di impegnarci a lavorare seriamente con questo animale”. Emanuele mi sta dunque dicendo che è sempre l’umano che farà la differenza, dovrà lavorare seriamente con questo animale per risocializzarlo, altrimenti decidere altrimenti… e io penso che un ergastolo a vita non potrebbe certo regalargli quella vita “dignitosa” di cui abbiamo parlato prima, o no?
Dobbiamo essere onesti, almeno io in questo momento lo sono (anche perché non ci sono di mezzo le polpette da rubare, ma la vita dignitosa di un mio consimile). Questo Pittbull si sarà certamente reso conto di aver commesso qualcosa di estremamente sbagliato, ma essendo istintivo, mi ha spiegato Besomi, in quel momento ha prevalso il suo istinto, la sua prevalenza alla caccia e al conflitto. Bisogna dire che per questi cani, i soldi di cacio piccoli come noi possono rappresentare una preda, e magari non ci riconoscono come cagnolini. Ecco che però ora ritorna nella mia testolina a mela il solito pensiero: a causa di un umano che non ha saputo, minimo minimo tenerselo al guinzaglio, questo Pittbull sano ora non so più se possa essere considerato tale o no.
“Un molossoide, se cresciuto correttamente, deve essere in grado di distinguere dove la minaccia non è reale”, Besomi ribadisce il concetto, potenziando le responsabilità umane. Ho capito! Un’altra parola chiave, dopo dignità, è “equilibrio”: “Quando non viene sviluppato e coltivato l’equilibrio del cane, esso non è cosciente della sua capacità offensiva”. Ok, ok, caro presidente Besomi, adesso la smetto di girarci attorno e ti faccio la domanda che da subito mi sta davvero a cuore: so che voi umani avete sul piatto della vostra politica la proposta di legge che dice no all’eutanasia di ogni cane considerato sano. Or dunque, anche questo Pittbull è considerato sano, ma avrebbe potuto aggredire anche un umano, un bambino… E poi? Hai detto che non vivrebbe con dignità se, supponiamo riconosciuto poco risocializzabile, venisse relegato in un recinto o in un canile con un ergastolo a vita. Allora, cosa pensi di questa proposta di legge? È sempre pertinente? O gli umani dovrebbero avere il buonsenso di ragionare caso per caso, volta per volta, tenendo sempre presenti dignità ed equilibrio come caratteristiche imprescindibili non solo per i cani, ma per la vita di ogni essere vivente? “Sarei prudente sulle generalizzazioni e sul varare leggi difficilmente applicabili, proprio in ragione del discorso che abbiamo appena fatto su cosa sia un cane sano. Cos’è un cane sano? Sano fisicamente? Mentalmente? Come stabilirlo in una legge in modo generale? Nel caso del Pittbull di cui mi hai parlato, sarebbe estremamente difficile valutare l’aspetto mentale o psicologico dell’animale, mentre fisicamente siamo tutti d’accordo che gode di ottima salute”. Emanuele ha ragione! Dove sta l’asticella fra malato e sano, allora? Accidenti, sono un bravo Chihui giornalista, ma il discorso è davvero pesante, stavolta! Però il nostro Presidente è esaustivo: “Questa problematica andrebbe valutata individualmente, per ogni singolo caso, e inTicino posso garantire che eutanasie di cani sani sono davvero rarissime, proprio perché i veterinari che le praticano si poggiano su di un’etica professionale che permette loro di stabilire in tutta coscienza la reale necessità di un’eutanasia”.
Capito! Ma Emanuele ha ancora qualcosa da aggiungere e io sono davvero curioso di ascoltarlo: “Quanta dignità ci sarebbe nella vita di un cane a cui verrebbe inflitto un soggiorno prolungato di magari anni in un rifugio, per permettere di effettuare tutta una serie di perizie che, alla fine, potrebbero anche dare pareri diametralmente contrastanti, col risultato che il cane rimarrebbe mesi o anni rinchiuso in una gabbia?” Ecco, qui Besomi tocca un punto molto importante: fino a che punto hanno senso i vostri meccanismi burocratici umani (li chiamate leggi) o amministrativi (perizie e consimili) se vanno a ledere sempre di più la dignità dell’animale? Emanuele mi saluta con un pensiero che apre dinanzi a me altre domande, ma sempre quelle grandi: “Forse, noi umani dovemmo sforzaci di togliere il tabù che aleggia nella parola eutanasia. Eutanasia che dovrebbe essere l’ultima spiaggia che tiene in estrema considerazione, dunque prioritaria, la dignità di vita dell’animale”.
Accoglieteci con voi, umani, e ricordatevi che noi siamo uno dei cani della vostra vita (perché viviamo molti anni meno di voi), ma per noi siete tutta la nostra vita. Per questo, educateci adeguatamente, in modo che nessuno si chieda se siamo “normali” o no, se dobbiamo essere addormentati, spesso solo perché voi avete fallito nei nostri confronti. Vostro, Schwarz the Chihuahua, Unveroamico che non vede l’ora di giocare nuovamente con zio Romeo, appena gli toglieranno quel buffo cono dal collo e le sue ferite da morsicatura saranno guarite.
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